Galleria dantesca | Pia de’ TolomeiLa nostra galleria dantesca, dedicata ai personaggi della Commedia, prosegue.
«Deh, quando tu sarai tornato al mondo, e riposato de la lunga via», seguitò ‘l terzo spirito al secondo, «ricorditi di me, che son la Pia: Siena mi fé, disfecemi Maremma: salsi colui che ‘nnanellata pria disposando m’avea con la sua gemma».
Dal V canto dell’Inferno, passiamo al V canto del Purgatorio per parlare ancora di donne nella Commedia dantesca. Oltre a Francesca, un’altra sventurata eroina femminile conobbe grande fortuna iconografica nel corso dell’Ottocento. Si tratta di Pia de’ Tolomei, personaggio che spicca all’interno del Purgatorio nonostante i pochi versi che Dante le dedica: due terzine e una chiusa. Personaggio di identificazione assai incerta, anche se secondo molti degli antichi commentatori Pia sarebbe stata la prima sposa di Nello de’ Pannocchieschi, Signore del Castel di Pietra e Podestà di Volterra e di Lucca, Capitano della Taglia Guelfa nel 1284 e vissuto almeno fino al 1322. La Tolomei, vittima di un’infelice vita coniugale, sarebbe stata assassinata ad opera del marito che la fece precipitare da una finestra del suo maniero, Castel di Pietra, situato in Maremma. La causa del delitto sarebbe, secondo alcuni, la punizione di un’infedeltà, secondo altri la volontà di lui di passare a seconde nozze con Margherita Aldobrandeschi, Contessa di Sovana e di Pitigliano. Sulla figura di Pia, tra realtà e mito, sono stati scritti moltissimi libri, alcuni basati su fatti esclusivamente storici, altri coinvolgendo i molti racconti della tradizione popolare toscana. Dante la include tra i morti per forza e peccatori fino all’ultima ora, che attendono nel secondo balzo dell’Antipurgatorio (Purg., V, 130-136). Si presenta a Dante come la Pia, nata a Siena e uccisa in Maremma, come ben sa colui che l’aveva chiesta in sposa regalandole l’anello nuziale. Pia prende la parola dopo Bonconte da Montefeltro e in pochi versi di infinita e struggente dolcezza si rivolge a Dante, chiedendogli di ricordarsi di lei dopo che sarà tornato nel mondo dei vivi e che avrà riposato per il lungo cammino. Da notare che di tutti gli spiriti che il Poeta incontra nell’aldilà e che gli domandano di fare qualcosa per loro al suo rientro, Pia è l’unica ad interessarsi alla sua stanchezza dovuta al faticoso viaggio ultraterreno: “quando tu sarai tornato al mondo, e riposato de la lunga via”, questo interesse sottende un’attenzione alla “cura” che è tipicamente femminile. Nessun altro spirito si interessa al Dante stanco. Il Poeta staglia, ancora una volta, in maniera netta, la psicologia femminile come aveva già fatto con il personaggio di Francesca e, in pochissimi versi, è capace di creare una figura aggraziata, mistica, elegiaca e intensamente drammatica.
A romanzare la sua vicenda nell’Ottocento, facendone una italica Desdemona, penseranno il poeta Bartolomeo Sestini nel 1822 e il compositore Gaetano Donizetti nel 1842. Nel racconto di Sestini, Pia viene accusata ingiustamente di adulterio da Ghino, amico fraterno del marito, il quale, in preda alla gelosia, resterà sordo alle sue proteste di innocenza e la relegherà nella malsana terra di Maremma. Nella scultura di Pio Fedi Nello, marito di Pia, tormentato dal dubbio del tradimento, si mostra insensibile alle tenerezze prodigate dalla moglie. Provato l’inganno di Ghino, Nello correrà da lei ma troppo tardi: troverà Pia ormai morta, provata dal terribile dolore. La vicenda, condita di tutti gli elementi romantici, è protagonista di dipinti e sculture, che eleggono momenti diversi del racconto a protagonisti delle varie opere. Più che sulla trasposizione della vicenda in chiave narrativa, gli artisti romantici si soffermeranno sul ritratto di Pia, figura femminile pura e innocente, ritratta nella sua prigione di Castel di Pietra, l’espressione malinconica, assorta, rassegnata. Nel ritratto di Eliseo Sala, di matrice romantico-verista, l’eroina dantesca si eleva a simbolo della malinconia e della fragilità femminile, trasformandosi in icona degli ideali muliebri dell’Ottocento. Jane Burden Morris offre il volto al ritratto di Pia de’ Tolomei di Dante Gabriel Rossetti che, in un’ottica ormai presimbolista, la circonda di oggetti eloquenti: i corvi e la meridiana accennano alla morte imminente, il libro e il rosario alla promessa di salvezza eterna, mentre edera e fico sono simboli di fedeltà coniugale, che la indicano ingiusta vittima di una crudele condanna. A cura di Marcella Culatti